Il viaggio e l’incontro: parole da e per il Rwanda

Cosa posso raccontare dopo l’ennesimo viaggio in Rwanda?

Forse prima di tutto delle premesse alla partenza che sono scaturite come sempre durante le “nostre riunioni variopinte”, dove abbiamo ipotizzato di poter impegnarci in questo anno 2024, oltre che per la gestione ordinaria dei percorsi in atto – per accompagnare le bambine e le ragazze sole e/o abbandonate di Nyampinga, i minori con disabilità accolti presso il Centro di Mugombwa, i tanti bimbi che frequentano le 12 scuole materne “variopinte”, gli alunni della scuola primaria di Tumba, gli studenti della scuola secondaria “Regina Pacis”, la Coop. Bahoze e il gruppo delle ragazze che producono sacchetti colorati per i panettoni e le colombe, gli artigiani del legno e delle carte postali – anche per nuovi percorsi, sulla base delle richieste pervenute e condivise nei mesi scorsi e nell’ultimo viaggio ad ottobre 2023, con i referenti della Caritas della Diocesi di Butare e del Settore di Tumba.

Forse è per questo che il tempo è trascorso velocemente, troppo, suddiviso tra le tante riunioni con il Direttore della Caritas e la Chargé dell’Education del Settore di Tumba, gli incontri con le diverse equipe educative e i coordinatori dei servizi o dei progetti, le visite nelle classi e lo scambio e il confronto con i direttori/ci delle scuole e gli/le insegnanti, le giornate trascorse al Centro di Mugombwa e il tempo dedicato agli artigiani o alle ragazze dell’atelier.

Se ragiono in termini di numeri c’è quasi da spaventarsi: 713 studenti alla scuola secondaria Regina Pacis, 1518 bimbi che frequentano le 5 scuole materne del Settore di Tumba e 1257 che ogni giorno si recano presso le 7 situate presso la Parrocchia di Mugombwa e Kirarambogo. E ancora, più di 800 alunni alla scuola primaria di Tumba, 91 bambine/ragazze accompagnate nel loro cammino di vita, alcune già giovani mamme, 34 minori con disabilità, 11 giovani donne che vivono con dignità grazie al commercio equo – solidale e almeno altrettanti artigiani del legno e/o artisti delle carte postali in foglia di banano.

E ad essi si aggiungono i tanti insegnanti, gli educatori, i coordinatori di progetto, i responsabili civili del territorio, i sacerdoti e le suore, i direttori delle scuole. Un mondo di persone a cui fortunatamente riesco a dare volto e voce (e come me, tanti variopinti), con cui camminiamo insieme, condividendo, ognuno nel rispetto del proprio ruolo e del proprio modo di essere, un unico obiettivo: provare ad offrire opportunità e speranza di futuro a chi abita sul territorio, operando in sinergia.

Le fatiche non mancano, ma con esse anche le gioie che in questo viaggio non sono mancate, così come i nuovi percorsi che a breve si avvieranno e si aggiungeranno alla gestione quotidiana che da tempo assicuriamo con continuità, perché i cammini di vita non si esauriscono nel tempo definito dalle progettazioni, ma richiedono un’attenzione alle esigenze e ai bisogni di chi abita e vive il territorio, soprattutto se fragile. E allora eccoci pronti a “darci da fare” per poter ristrutturare due scuole materne che necessitano di manutenzione dopo parecchi di anni di funzionamento, per acquistare nuovi banchi per le tante classi delle scuole che non ne hanno a sufficienza, per garantire gli strumenti di lavoro al termine della scuola professionale alle ragazze di Nyampinga, per posizionare due cisterne per il recupero dell’acqua piovana tanto preziosa per la pulizia delle scuole e anche per tanto altro che abbiamo nel cuore e che richiede ancora tempo per essere definito nei dettagli.

Ma quello che mi porto nel cuore di ritorno è forse ciò che è più difficile da raccontare: l’incontro con chi, ormai diventato amico e con il quale non ci si vedeva da tanto tempo ho condiviso confidenze e pensieri; gli abbracci che dicono di un’amicizia che sta nascendo con chi da poco, per un ruolo assegnatoli, ha incrociato Variopinto; l’accoglienza calorosa di coloro con i quali da anni sul territorio condividiamo il cammino e – perché no? – a volte non ci si comprende fino in fondo, ma ci si sente uniti; il gusto dei pranzi e delle cene italo – rwandesi presso la casa famiglia con tante persone che  “da noi si sentono a casa”, vere e proprie occasioni di ascolto e dialogo, senza dimenticare la gioia dell’incontro con i tanti bimbi, ragazzi e giovani nelle scuole e a Mugombwa, così come presso la sala polivalente, dove numerosissime persone si recano a Messa la domenica mattina o più semplicemente sulle strade di Tumba, Kirarambogo o Mugombwa, a piedi o in mototaxi, sul minibus o in bicitaxi, perché  i variopinti sono considerati amici e non più ospiti.

E questo è ciò che dà senso, dopo più di 25 anni, al nostro rimanere in Rwanda, al nostro “fare” in Italia e all’impegno di chi, pur non essendoci mai stato, continua con entusiasmo e grande generosità ad affiancare e sostenere, anche economicamente, questo comune e impegnativo cammino.

E se qualcuno volesse sperimentare, almeno un poco, tutto questo, si faccia avanti! Un viaggio in Rwanda si può sempre organizzare.  

Erminia