Viaggio in Rwanda: comunicare oltre le parole

Come raccontare in poche righe l’ultimo viaggio in Rwanda, lo scorso ottobre, di un piccolo gruppo di volontarie? Proviamoci… 

Visite e incontri tra scuole e le comunità di Nyampinga e Mugombwa

Esperienza ricca e arricchente durata 15 giorni all’insegna di:

nuove conoscenze e incontri con persone che ricoprono ruoli di coordinamento delle progettualità sui territori, sia in Diocesi di Butare che presso il Settore di Tumba.

Confronti e scambi di informazioni con l’equipe educativa del centro di Nyampinga, un gruppo di persone che non si arrende e guarda al futuro della comunità, che dalla pandemia è diffusa su un ampio territorio, senza smettere di pensarsi famiglia. Famiglia che accoglie bambine e ragazze dal passato complesso (assenza di genitori e garanzie di sopravvivenza, povertà economica e di strumenti culturali) e voglia di superarlo andando a scuola. Future donne che studiano sodo per diventare autonome nella gestione del proprio diritto alla qualità della vita. Bambine e ragazze che tornano al centro periodicamente, per trovare ascolto, aiuto, sostegno concreto per lo studio e l’igiene (vestiti, materiale didattico, supporto sanitario). L’estate, durante la chiusura delle scuole, vi tornano anche per trascorrere un tempo di riposo, al sicuro. E per fare festa, ritrovare le amiche, giocare. Si tratta di diritti, non si tratta di possibilità.

C’è stata anche la programmazione delle attività con le educatrici del centro di Mugombwa per mantenere alto il livello di accoglienza dei minori con disabilità che vi sono accolti. Sedute al tavolo, per ore, a ragionare sul presente e sul futuro e anche sui percorsi di reinserimento e autonomia dei ragazzi e delle ragazze, ormai maggiorenni, che il mondo “fuori” sta aspettando.

Nell’arco dei quindici giorni è avvenuta anche la consegna di materiale didattico nelle scuole materne. Penne, matite, colori, gomme e temperini donati dai bambini e dalle bambine della scuola dell’infanzia Cappellini di Paderno Dugnano, arrivati a destinazione per la gioia di chi ha donato e di chi ha ricevuto. 

Per finire (si era detto poche righe? Pazienza.) diverse visite, sempre nelle scuole, dalle materne alle secondarie, per incontrare direttori e insegnanti, valutare la qualità degli ambienti e raccogliere elementi per future ristrutturazioni degli edifici. La buona notizia è che tutte le strutture visitate contengono classi stracolme di alunni e alunne: si moltiplichi per tre la media di presenze di una classe scolastica italiana; anche per quattro, se si parla di scuole materne! Un’immagine che riempie il cuore perché dimostra che l’istruzione obbligatoria delle nuove generazioni, anche in Rwanda, è un diritto che si sta cercando di garantire anche alle fasce più povere di popolazione, anche se servirebbero nuove aule e banchi e più materiale didattico per offrire un percorso educativo adeguato e aiutare anche le maestre e i maestri a lavorare bene. Tantissimi piccoli, vivacissimi, occhi attenti, tra pochi banchi. E bocche, tante, a cui la scuola prova a garantire un pasto al giorno, non ancora sufficiente ad assicurare un regime alimentare corretto. Siamo a buon punto, ma c’è ancora molto da fare!

Il linguaggio universale dell’arte

Per chi da anni, a cadenza regolare, si reca in Rwanda facendo da ponte tra l’Italia e la realtà africana, tutto quanto scritto fin qui è normale amministrazione. Un vortice di emozioni, pensieri, spostamenti in macchina, in moto, a piedi che si concentra in pochi giorni e si ripete a ogni nuova esperienza di viaggio. È il caso di Erminia, che vi si reca periodicamente.

Questa volta ad accompagnarla in questo tour de force c’erano due volontarie di Variopinto, Antonella e Elisa. La stessa formazione era scesa in Ruanda nel febbraio 2020. Poco prima dello scoppio della pandemia.

Per loro due, il principale scopo del viaggio era di prendere conoscenza e coscienza dei cambiamenti, delle difficoltà delle persone e del Paese. A questo hanno unito la volontà di creare occasioni di incontro attraverso piccoli laboratori artistici da fare nelle comunità di Mugombwa e Nyampinga. Così, anche nell’arco di questo nuovo viaggio, come nel 2020, Antonella e Elisa hanno cercato di utilizzare le loro competenze e il desiderio di giocare con i linguaggi dell’arte per stare insieme e costruire un’esperienza che fosse per tutti, adulti e giovani, occasione di divertimento e riflessione. 

Si sono svolti due laboratori di creazione e manualità con carta, colla e lampade led che sono diventati oggetti di luce. La notte equatoriale, in Rwanda, scende presto e dopo la costruzione è stato sorprendente accogliere il buio e celebrarne il potere di far risaltare la luce. Giocare con e nell’oscurità perché vincano il colore e la forza dello stare in gruppo. Sperimentare nuove strade, nuovi linguaggi per comunicare oltre le parole e per brillare, sempre, anche quando sembra difficile.

Linguaggi e contenuti che ben rappresentano anche il cammino di Variopinto in Rwanda, che riempiendosi di conoscenza e fiducia, prova ad affiancare e sostenere in diversi modi e con diversi strumenti, tutti coloro che sul territorio, nonostante le tante difficoltà, si rendono protagonisti del cambiamento, contribuendo ogni giorno a rigenerare speranza…

Come sempre un grazie ai tanti amici e amiche “variopinti” che in Italia condividono, sostengono e con grande generosità rendono possibile tutto questo.

Un breve viaggio per immagini