Nyampinga, Mugombwa e le materne | ultime notizie

EMERGENZA COVID-19 | GLI ULTIMI AGGIORNAMENTI

Negli ultimi mesi in Rwanda la curva dei contagi ha subito una decisa crescita, tanto che dal 18 gennaio all’8 febbraio per la capitale, Kigali, è stato imposto uno stringente coprifuoco, simile a quello dell’aprile dello scorso anno, con la chiusura di tutte le attività non essenziali, lo stop al trasporto pubblico e alle scuole. Progressivamente nelle settimane successive le misure di contenimento si sono allentate, mantenendo però rigide limitazioni per tutto il territorio nazionale.

Ad oggi nell’intera nazione è consentita la riapertura delle attività pubbliche e private, ma con solo il 30% del personale in presenza, nei mercati è ammessa al massimo la metà dei commercianti di beni essenziali prima registrati e anche i luoghi di culto sono sottoposti ad una limitazione del 30 percento di capienza per l’accesso dei fedeli. Le scuole hanno ripreso le lezioni, ma dal tramonto all’alba è in vigore il coprifuoco e non è possibile spostarsi tra le diverse province. Recentemente il paese ha superato la soglia dei 19mila casi ufficiali dall’inizio della pandemia, con 1374 persone ancora positive.

 

 

 

 

 

LE SCUOLE MATERNE VARIOPINTE | DAL 18 GENNAIO DI NUOVO IN AULA

Dopo più di 10 mesi di sospensione dell’attività didattica, le 12 scuole materne variopinte, così come tutti gli asili in Rwanda, hanno riaperto le porte per accogliere i bambini dai 3 ai 5 anni lo scorso 18 gennaio.  Un rientro caratterizzato dalla gioia di rivedere i compagni e gli insegnanti, di riprendere la quotidianità, ma anche segnato da tante difficoltà. A Mugombwa, Kiraranbogo e Zimba abbiamo sostenuto la realizzazione di tre lavandini con più postazioni che non esistevano in precedenza, per permettere l’igienizzazione delle mani, secondo le direttive di contenimento del contagio. Le famiglie stanno però accusando sempre più le conseguenze dei lunghi mesi di limitazioni agli spostamenti ed alle piccole attività generatrici di reddito nell’agricoltura e commercio informale, necessarie per far fronte ai bisogni primari, come l’alimentazione. Così come durante i primi mesi dell’emergenza sanitaria, i nostri referenti locali, soprattutto della Caritas, con cui il confronto è continuo, nel contatto con la comunità del territorio si fanno portavoce di un aggravarsi della situazione in cui anche l’alimentazione giornaliera con i prodotti base (farina, fagioli, riso) non è assicurata. Anche garantire al proprio bimbo le boda-boda (le semplici ciabattine in plastica), un quaderno e una matita per frequentare la scuola materna sta diventando sempre più un impegno gravoso.

Nonostante il quadro di difficoltà, le cinque scuole materne di Tumba accolgono 1256 iscritti e a Cyumba il ritorno per le due classi ha visto rientrare i bambini in una struttura completamente ristrutturata, quando in precedenza la seconda aula era inagibile, e con una nuova fornitura di banchi. 

 

 

 

 

 

NYAMPINGA | DAL CENTRO al PROGETTO NYAMPINGA

È vero, abbiamo sempre parlato di un centro Nyampinga per bambine e ragazze sole o abbandonate. E ci ritroviamo ancora a chiamarlo così, anche se negli ultimi mesi il cammino, se non nella sostanza, ma nella forma, ha dovuto affrontare cambiamenti importanti. Primo fra tutti il lockdown e la reintegrazione in famiglia o in nuclei di accoglienza nei primi mesi del 2020 di quasi tutte le bambine accolte. Un rientro non preparato al contrario di come era avvenuto in precedenza per le giovani che, accompagnate fianco a fianco dall’equipe, iniziavano a costruirsi il proprio percorso di autonomia, bensì imposto dalle direttive governative contro la diffusione del Covid-19. E quindi la vicinanza, nel corso dell’emergenza, aveva dovuto essere riformulata nella distribuzione di kit alimentari con beni di prima necessità e nella visita periodica delle educatrici per non interrompere il percorso intrapreso. Le linee guida ministeriali emanate in un momento successivo non hanno però consentito un ritorno al centro: le indicazioni generali nell’ambito dei servizi rivolti ai minori vanno infatti sempre più nella direzione di un percorso domiciliare, piuttosto che in strutture residenziali, seppur, come il centro Nyampinga, con l’obiettivo futuro del reinserimento delle bambine. Ecco perché ad oggi la struttura ne accoglie solo 7, che dovranno lasciare il centro entro il 31 Marzo. L’equipe educativa, con visite a domicilio, ne continua comunque ad affiancare altre 92. Oggi hanno ripreso la scuola o i corsi di formazione e grazie al sostegno dei Variopinti, viene loro garantita la frequenza e il materiale scolastico, il sostegno per le necessità primarie e un accompagnamento delle famiglie o di chi le ha accolte e che si trova in situazioni di grave povertà o di grave disagio. Questo nuovo percorso pone la Caritas locale che gestisce il servizio, lo staff educativo e anche Variopinto nell’ottica di ripensare insieme al tragitto da compiere dando continuità a quella vicinanza, prima costruita sulla presenza giorno per giorno, sull’affetto, sulla condivisione della quotidianità con le altre compagne. Un cammino impegnativo, che richiederà nuove risorse ed energie, sia dal punto di vista educativo che economico, in quanto non potrà non coinvolgere anche tutti i membri della famiglia, spesso numerosa, in cui le bambine e le ragazze sono state inserite, se vogliamo davvero garantire loro una vita dignitosa e una speranza di futuro.

 

 

 

MUGOMBWA | UNA QUOTIDIANITA’ DI PICCOLE, MA GRANDI, CONQUISTE

Le lezioni sono ricominciate in presenza gradualmente dallo scorso novembre e i bambini e i ragazzi che erano rientrati in famiglia  nel marzo 2020, sono tornati al centro e hanno ripreso l’attività didattica sui banchi di scuola. Dopo tanti mesi di lontananza hanno potuto rivedere le educatrici ed avere le loro seconde “maman”, mamme, così come viene loro naturale chiamarle, fianco a fianco ogni giorno, incontrare gli amici e riprendere la quotidianità. Dopo l’interruzione dovuta alla pandemia, sono anche riprese le visite e le cure all’ospedale pediatrico di Rilima, un’eccellenza nell’ambito dell’ortopedia. A non poter vivere i momenti al centro sono stati Eric e Pascal che hanno trascorso lunghi giorni al nosocomio dall’altra parte del paese: hanno dovuto affrontare interventi chirurgici invasivi per permettere un recupero della mobilità delle gambe. Una salita ancora da affrontare fino in fondo, ma per la conquista di piccole, e grandi, autonomie.